I giganti e la bambina.
Era lì, Margherita. Fra Materazzi e Castrogiovanni, Albertini e Tardelli. I Giochi senza Barriere hanno colorato lo Stadio dei Marmi e lei ha riempito i cuori di chi ha visto il suo sorriso. Era lì e ce l’ha messa tutta per la squadra del suo Veneto, capitani Emma Marrone e Kristian Ghedina. Sì perché anche lei è una sportiva, come Bebe Vio che di art4sport (l’associazione di cui lei fa parte) è l’anima e le fa brillare gli occhi quando la vede. Ricambiata. Perché se chiedi a Bebe a chi si ispira ti dice così: «Iniziai a fare sport pensando a Pistorius e Zanardi. Ma è Margherita chi mi fa guardare avanti con speranza». La musa di una delle più grandi campionesse dello sport mondiale è una bimba che compirà undici anni il primo di luglio. E che ha colpito anche il ministro dello sport, Luca Lotti, confuso e contento fra gli spettatori ai Giochi, che l’ha citata come esempio dello sport che rende migliore la società, durante l’incontro con il Presidente Mattarella. E che l’ha abbracciata sul palco dei Giochi senza Barriere.
DETERMINATA Le avevano detto pressappoco così: «Meglio un altro sport. Taekwondo senza un braccio non si può fare». Marghe infatti è nata senza parte del braccio sinistro, dal gomito in giù. Ma ha un motto: «Tutto è possibile». Così Margherita Borsoi da Falzè di Piave, sulle colline del prosecco sopra Treviso, non ha smesso di praticare lo sport che ama. «Mi piace, lo pratica anche mio fratello Matteo. Così possiamo menarci e mamma e papà non dicono nulla…». Scherza, ma forse non tanto. Le braccia nel taekwondo sono essenziali per la difesa. «È vero, mi proteggo meno. Ma uso di più le gambe». E lo fa bene. Proprio a Roma, pochi giorni fa si è stata fra le migliori a Kimeliù, gara internazionale per bambini. Unica con una disabilità. E c’è quel sogno: «La Paralimpiade. Da Tokyo il taekwondo sarà presente, ma sono ancora piccola. Chissà, magari in quelle dopo…». Intanto studia ( « Sono stata promossa, ora dovrò fare le medie. Poi mi piacerebbe fare la pasticcera»), si allena («Tre volte alla settimana all’Accademia Treviso Conegliano e poi le gare»), suona il pianoforte («Mi piace così tanto, la maestra Barbara della Scuola Musica San Daniele mi segue tanto») ed è molto brava. I tasti incontrano le dita solo di una mano e poi quel che resta del braccio.
SORRISI Mamma Maristella e papà hanno saputo che mancava qualcosa poco prima della sua nascita. «Un trauma, ma solo allora». Era marzo del 2006, videro sulla Rai la Paralimpiade di Torino e Melania Corradini, portabandiera, anche lei nata senza avambraccio: «Abbiamo capito quanto si poteva fare e che niente era precluso. L’incontro con art4sport è stato fondamentale, un aiuto straordinario per tutti noi». Per questo Margherita ama lo sport («È divertimento, gioia, amicizia») e fra l’altro ama sciare fra le montagne del suo Veneto. «A volte prima delle gare o mentre passeggio in spiaggia altri bambini mi chiedono cosa sia successo. Uno squalo, rispondo, me l’ha mangiato uno squalo. E ci credono». Con quel sorriso come non farlo? Margherita colpisce il cuore. Come le emozioni e i colori hanno riempito lo Stadio dei Marmi, in quel trionfo delle abilità che sono i Giochi senza Barriere.
Fonte “La Gazzetta dello Sport, 14 Giugno 2017, Claudio Arrigoni”